Menù delle Feste in Gold and Red!!

Carissime amiche ed amici, mi sembra strano, oggi scrivere l'ultimo post del nostro Colors & Food...
Un appuntamento che ci ha accompagnato per tutti i mesi di questo anno e che, devo dire, con il tema natalizio che ha voluto celebrare il Natale, il Gold and red "It's Chirstmas time" si chiude alla grande.
Quando con Valentina abbiamo iniziato quest'avventura, a gennaio, mai avremmo pensato che riscuotesse un successo così ampio. Nell'arco dei dodici appuntamenti, abbiamo ricevuto davvero centinaia e centinaia di bellissime ricette, tutte pensate quasi esclusivamente per noi. E noi ci siamo sentite pensate e privilegiate, da voi tutti.
Oggi dalla mia socia Valentina troverete i vincitori di quest'ultima puntata, da me invece, due bellissimi menù, scelti per soddisfare le esigenze di chi ama la leggerezza ma non rinuncia ad un tocco di originalità...
Menù Leggero
(ma completo)



Carpaccio di tonno di Rosso Melograno
Cestini di lasagne di Farina zero zero
Pesce in giallo di Pate et pattes
Gelatine di clementine di Pasticci e pasticcini  


Ed anche un menù scelto per quelli che invece amano proporre qualcosa di nuovo ma non vorrebbero, per questo, dover rinunciare alla tradizione... In tutte queste preparazioni abbiamo trovato una certa volontà di proporre un piatto classico della tavola italiana, rivisto e reso natalizio per l'occasione e che dunque esce dai soliti canoni, per sperimentare qualcosa di originale.

Menù "Quasi Tradizionale"
(senza appetizer)



Canederli bianchi in rosso fuoco  di Paprica e cannella                              
Cosce d'anatra natalizie di L'ennesimo blog di cucina
Tiramisu di panettone di Con un poco di zucchero


E... ma come, finisce così? Come le migliori storie d'amore... come due innamorati che non sanno scegliere di continuare la loro vita insieme...?
Ma no, ma no!! L'unica cosa che io e Valentina vi diciamo per ora è "Stay tuned", il nuovo anno si aprirà certamente con brillantissimi fuochi d'artificio!



It's Christmas time in Rosso e oro

Ci sono, ci sono... anche se latito, non significa che non Vi pensi!
In particolare oggi sono stata presa dal pensiero che, nelle festività natalizie dello scorso anno, avevo saputo che alcune amiche non blogger, hanno composto il loro menù natalizio prendendo spunto dalle mie ricette.
La cosa mi aveva fatto enormemente piacere, come potrete immaginare, al punto tale che oggi mi sono scossa dal torpore energetico di questo periodo e mi sono data da fare per lasciarvi un segno festaiolo...
Ma a proposito di torpore energetico (dicasi pure accidia in tutte le sue pieghe), sarà mica colpa della fantasmagorica profezia dei maya?!? Che comunque dopo che oggi non è successo niente, perde il suo mordente ed io resto senza pretesti per non agire! Ed oggi appunto mi sono rianimata, cogitando qualche suggerimento originale e veloce per uno dei vostri prossimi menù  festivi.
Non ultimo, ma comunque con un ritardo ormai fuoriluogo, un piccolo contributo al nostro Gold & Red - It's Christmas time, ultimo appuntamento del 2012 per il nostro Colors & Food contest.
Le quaglie e la bavarese sono pubblicate anche su Open Kitchen Magazine di Natale, nella mia rubrica "In cucina oggi: tradizione ed innovazione" . Vi consiglio di sfogliarlo con calma, perché è una vera miniera di idee per le nostre tavole festive!

Menù Gold and Red

Tartine alle uova di lompo e salsa acida agli aromi
Risotto al radicchio trevisano, con Bagòss e cipolla caramellata
Quaglie al porto con patate al forno
Bavarese alla vaniglia con gelatina di Moscato e streusel di panettone

Tartine alle uova di lompo
e salsa acida agli aromi


dosi per circa 20-25 tartine
 20-25 cracker piccoli
70 gr. yoghurt greco o naturale
70 gr. formaggio spalmabile tipo robiola
1 piccola confezione di uova di lompo rosse
due cucchiai colmi di erbe aromatiche (qui fresche*) tipo:
timo, dragoncello, maggiorana, aneto
*le ho trovate al banco verdure dell'esselunga

Battere insieme lo  yoghurt ed il formaggio spalmabile, fino ad ottenere una crema soffice e sostenuta. Unire le erbe aromatiche ber tritate. Non salate questa cremina, perché sia le uova che i cracker sono saporiti.
Comporre le tartine con una piccola quantità di crema acida e, sopra questa, un poco di uova di lompo.
Si possono preparare con poco anticipo e conservarle poi in frigo al massimo un'oretta, poiché la crema tende ad ammorbidire il cracker togliendone frangranza e croccantezza.
Potete scegliere di servire il tutto in modo che siano i vostri ospiti a comporre ogni bocconcino al momento. Sono ottime con un buon prosecco.

Risotto al radicchio trevisano
con Bagòss e cipolle caramellate


dosi per 4 persone
320 gr. riso carnaroli
1 + mezza cipolla di Tropea, oppure cipolla rossa
280 gr. radicchio lungo di Treviso
1 bicchiere di vino bianco secco
20 gr. formaggio grattugiato Bagòss stagionato 24 mesi
(o simile, molto saporito)
olio, sale, brodo vegetale
1 cucchiaio di burro
1 cucchiaino di miele chiaro

Tritare bene la cipolla, fare un leggero soffritto ed unire il radicchio tagliato abbastanza finemente.
Spadellare con pochissima acqua, se servisse, fino a che il radicchio sia tenero, poi aggiungere il riso ed alzare un poco la fiamma, per tostarlo. Sfumare con il vino bianco e continuare poi la cottura aggiungendo il brodo vegetale caldo.
Nel frattempo, tagliare a rondelle la mezza cipolla ed appassirla leggermente nel burro, senza che scurisca.Aggiungere il miele, un cucchiaio d'acqua per facilitare che si sciolga bene. Quindi lasciare caramellare un po' gli zuccheri. La cipolla si scurirà, divenendo ben tenera.
Mantecare il risotto col bagòss grattugiato, avendo cura che rimanga ben cremoso, quindi se serve aggiungete poco brodo. Le cipolle caramellate vanno messe solo al momento di impiattare. Servire ben caldo.


Quaglie al Porto e rosmarino 
 
dosi per 4 persone
4 quaglie già pulite*
1/2 bicchiere di Porto
olio extravergine
Sale Rosa
Pepe Szechuan
5 rametti di rosmarino
*Le ho trovate "bell'eche" pronte al banco freschi dell'esselunga.
Preparare le quaglie controllando l'eventuale presenza di piccole piume sulla pelle e rimuovendo bene ogni residuo.
Inserire un rametto di rosmarino dentro ognuna. Piegare delicatamente le coscette di ogni quaglia verso il petto e, con dello spago da cucina, legarle fissandone la posizione in maniera che cuocendo, restino piegate. Questo aiuterà ad avere una buona presenza anche nel piatto.
Procedere scaldando l'olio con lo spicchio d'aglio non pelato ed un ulteriore rametto di rosmarino, in una pentola antiaderente. Rosolate delicatamente le quaglie, partendo dal petto e piano piano tenerle girate. Quando avranno assunto un buon colore, sfumate con il Porto, salate e portate a cottura con coperchio. Al bisogno aggiungere qualche cucchiaio d'acqua.
 Serviranno circa 40 minuti. Al termine, se vi piace che siano croccanti, passate la teglia in forno ben caldo per 7/8 min. a 180°, dopo averle irrorate col fondo di cottura. Sorvegliate a vista questa fase, poiché tendono a seccarsi in fretta.
Servite con il fondo di cottura che avrete filtrato, accompagnando il piatto con patate spadellate in poco olio.
Bavarese alla vaniglia con gelatina di Moscato
e streusel di panettone
dosi per circa 8 porzioni
per la bavarese
250 ml. latte
4 tuorli
1/2 baccello di vaniglia Bourbon
120 gr. zucchero
2 fogli di gelatina - circa 10 gr.
200 ml. panna fresca

per la gelatina
150 ml. Moscato d'Asti
50 ml. acqua fredda
1 foglio di gelatina - circa 5 gr.

Per lo streusel
1 fetta di Panettone
(o se preferite, di Pandoro)

Questo dolce va preparato con largo anticipo, almeno il giorno prima.
Ammollare tutti i fogli di gelatina in acqua fredda. Preparare una crema alla vaniglia, scaldando il latte e la vaniglia, aprendo il baccello per il lungo. Nel frattempo, in un tegame a parte, battere i tuorli e lo zucchero fino a renderli spumosi. Aggiungere il latte un po' per volta mescolando e rimettere tutto su fuoco lievissimo. Tenere mosso con la frusta mentre si addensa appena un poco. Basteranno circa 4-5 minuti. Non deve superare gli 82° C circa poiché oltre, il tuorlo tenderà a "stracciarsi" e separarsi dal liquido. Quando vela il cucchiaio, togliere dal fuoco e sciogliervi due fogli di gelatina strizzati. Quindi agevolare l'abbattimento di temperatura versando il composto su una teglia da forno FREDDA e ben pulita. Montare la panna fino a consistenza sostenuta ma ancora cremosa. Amalgamarvi delicatamente la crema raffreddata, poca per volta e con movimenti circoalri della spatola, dal basso verso l'alto.
Se amate le monoporzioni, distribuite nelle vostre formine e lasciate quindi in frigo per tutto il tempo di rapprendersi. Io temo sempre di rovinare questo dolce nello sformarlo, quindi l'ho lasciato in una bella ciotola, da cui ho tagliato con molta attenzione, delle fette. Deve rassodare in frigo almeno mezza giornata, ed andrà servita formando delle quenelle, con l'aiuto di due cucchiai.
Per la gelatina: scaldare appena il vino miscelato con l'acqua e sciogliervi il foglio di gelatina ben strizzato. Travasare in un contenitore di vetro e lasciare in frigo, fino a che rapprenda definitivamente, servirà almeno mezza giornata.
Servire la bavarese accostandovi la gelatina delicatamente sminuzzata e le briciole di panettone, che andrà prima preparato a cubetti e passato al grill pochissimi minuti, giusto il tempo di seccare ma non di cambiare colore.

Pepparkakor... come quelli svedesi!


Da qualche anno, a Natale, faccio il mio immancabile giro da Ikea: è come un rituale, divertente ed  imperdibile. Di solito ci vado con mia mamma ed è per noi una giornata speciale, ci fermiamo per il pranzo e chiacchieriamo fino a seccarci la gola, dimenticando a volte di sorvegliare il carrello (come quella volta che arrivammo alle casse per accorgerci che la mia borsa era sparita, con tanto di chiavi della macchina, di casa, portafogli, patente, cellulare, busta dei trucchi etuttoquellochepoteteimmaginatepossaesserciinunaborsadidonna: servì perfino il carro attrezzi per portare a casa la macchina, perché le chiavi di scorta erano smarrite!!). E pace all'anima di chi sceglie di punire madri e figlie troppo intente a ciarlare... ce la siamo proprio cercata.
Ogni volta, imperdibile è anche una scatola di Pepparkakor, i biscotti dal gusto leggeremente speziato che io amo ALLA FOLLIA.
Da tempo mi riproponevo di farli e finalmente è arrivato anche il loro momento. Tra le varie ricette che ho trovato in rete ho scelto questa, facendo però le mie sistemazioni: dato che ad esempio la melassa non so dove trovarla, l'ho sostituita con del miele chiaro. Le spezie, invece, erano in grandi dosi e non mi convincevano, quindi ho riproporzionato il tutto. Ne sono venuti credo oltre quaranta... andati letteralmente a ruba. Penso che saranno fra quelli che scelgo per i miei pensieri di Natale. Meritano!


Pepparkakor



per circa 40 biscotti belli grandi
450 g di farina
175 g di burro salato
250 g di zucchero di canna
100 ml. di miele chiaro
½ cucchiaio di bicarbonato*
1 uovo
1 cucchiaino da tè con un misto di:
-zenzero e cannella in polvere in parti uguali
-chiodi di garofano pestati finemente
-2 baccelli di cardamomo spellati e ben pestati**


*la ricetta lo prevedeva e l'ho messo ma, cuocendo, i biscotti tendono a gonfiarsi e perdono il bel disegno delle formine (le mie erano con i bordi a fiore). Raffreddandosi poi, ritornano abbastanza compatti, però sono curiosa di provare a non usarlo, la prossima volta che li farò
**il cardamomo si può trovare al Naturasi o negozi analoghi, a meno che abbiate un collega del Bangladesh, che ve lo può portare direttamente quando, ogni tanto torna a trovare i famigliari ;)

Fate sciogliere il burro, lo zucchero ed il miele in una pentolina. Io ho fatto tutto dentro il bimby, dove è possibile far sciogliere direttamente nel boccale: 3 min. a 40°, vel. 2.
Lasciate raffreddare lo sciroppo così ottenuto, quindi aggiungetevi la farina, l’uovo, le spezie ed il bicarbonato.
Impastate il tutto fino ad ottenere una pasta liscia ed elastica. Avvolgete la pasta in pellicola trasparente e ponetela in frigo per almeno una notte. Al momento di preparare i Pepparkakor, stendete la pasta in una sfoglia sottile ma non troppo (circa 4 millimetri) ritagliatela con formine per biscotti (a forma di fiore e/o di omini).
Ponete i biscotti in una teglia rivestita con carta da forno e cuoceteli a 180°C (il forno deve essere già caldo) per 6 minuti circa, finchè avranno assunto un bel colore marrone.

Foodies and friends... and Mari's cupcake


Da quando ho il blog ho fatto moltissime nuove amicizie. Ho "incontrato virtualmente" molte persone, con le quali accade a volte che scatti qualcosa di singolare, una sorta di empatia, un'intesa che scorre su uno strano e invisibile filo, che lega i nostri pensieri in un modo molto particolare: mi sembra a volte, leggendo alcuni scritti, di sentire talmente bene lo stato d'animo di chi sta scrivendo, per cui non mi posso trattenere dal commentare in maniera personale, dicendo magari cose che mi toccano direttamente, solo per condividere quel momento e perché mi fa piacere dire all'altra persona che mi pare d'averla compresa, che anche se le parole non avevano una voce, c'era qualcuno che le ascoltava.
Accade quindi che, dall'altra parte del filo, ci sia una reciprocità di pensieri e sensazioni grazie alla quale "si accende" una simpatia speciale.
Forse si tratta del fatto di condividere questa passione che è la cucina ed insieme, anche vivere la stessa maniera di esprimerla, non saprei, sta di fatto che pian piano la mia rete di "collegamenti empatici" si è allargata e le persone che includo, pur rimanendo un piccolo numero, sono per me molte. Alcune le ho conosciute, ma non tutte.. Con l'occasione del nuovo anno non mancherò di esprimere un desiderio per incontrare chi ancora non ha per me un viso, ma un cuore speciale, vero Enrica?
Non sono mai stata bravissima a tessere lodi personali, ma quando Roberta del blog "il senso gusto" ha aperto il suo contest, avevo un certo imbarazzo a scegliere, lo confesso... Lei stessa è una blogger con la quale è scattata la cosiddetta alchimia: abbiamo argomenti e passioni che uniscono i nostri interessi al di là dell'amore per la buona cucina e la bella fotografia, eh Robi?

Ma sono qui perché voglio partecipare al suo contest, dove la regola ferrea impone che si parli del motivo che ci porta scegliere la nostra Blog-Friend. Per me, lei è Marinella del blog Chat a poche.
E quale sarà stato il motivo che mi ha spinto a sceglierla? Ci devo pensare.. e lo devo scrivere.. 
Ecco: l'ho incontrata nella blog-sfera solo dopo che lei aveva commentato una mia ricetta e, facendo un giro sul suo blog, ho scoperto che avevamo un bel pezzetto di vita in comune, ovvero: un Vile fidanzato nell'armadio. 
"Vile" è il nick-name dato da Marinella al suo ex, una bella personcina con cui lei ha fatto un "tot" di anni, salvo poi scoprire che... vi lascio leggere i risvolti della storia (penosi ed anche esilaranti allo stesso tempo).
Mi permetto di usare il termine "esilarante" perché è proprio grazie alla sua volontà di tirarsi fuori dal crollo della sua storia, che ha aperto il blog. Quindi bisogna ringraziarlo, il Vile, per avercela consegnata su un piatto d'argento. 
Il regalo più bello, dunque è di averla potuta incontrare, non solo virtualmente, ma personalmente. Lavora nelle vicinanze del mio paesello quindi combinare per un paio di cene è stato facilissimo.
Marinella è una donna molto forte, che sa vivere i suoi momenti di fragilità con un umorismo unico: ha una capacità particolare, direi unica, di leggere la vita che le ruota intorno trovando il modo di sdrammatizzarla; riesce a creare delle immagini usando le parole in maniera talmente ironica e travolgente... che sa farmi sorridere anche quando sento che dietro al suo racconto c'è un momento di abissale tristezza. E' riuscita a fare di necessità virtù, tirando fuori la parte migliore di sé ed esprimendola tra le righe e le ricette del suo blog: una vera chicca, un toccasana per l'umore.
Mi sento legata a lei per questo filo, perché anch'io ho scoperto la parte migliore di me dopo il crollo della storia con un fidanzato della stessa specie. Si tratta di una trama lieve ma forte, che me la fa sentire quasi una sorellina minore, a volte la prendi per mano con tenerezza e l'ascolti raccontarti tutto per farti ridere tranne quello che davvero, dentro, le sta facendo male.
Ora però sento che sta bene, è impegnatissima... forse anche questo è uno dei modi che noi donne abbiamo per non ascoltare una vocina. Facciamo un po' di rumore, invitiamo amici, accendiamo il forno e... chiacchierando stappiamo un buon brut. Vero Mari? ;)
Le sue ricette mi piacciono perché sono un mix tra il desiderio di comfort e la voglia di etnico o a volte anche di mondano... penso sia la risulta del mix nel suo DNA milan(pugli)ese. Da lei possiamo trovare il ragù della mamma come l'aperitivo in terrazza, oppure il bento in stile giapponese con le faccine di hello kitty!
Io, per il contest ho scovato questi bellissimi cupcake, che lei ha confezionato in maniera fantastica ed io invece ho solo potuto "imitare" un poco.

Cupcake salati al salmone


Ingredienti
(io però ho dimezzato tutto)

500 gr di farina manitoba
1 cubetto di lievito di birra
1 uovo intero
50 gr di olio di oliva
250 gr di latte
10 gr di sale
30 gr di zucchero

per la farcitura
avendo fatto mezza dose di impasto
per farcire ho usato:
30 gr. burro morbido
150 gr. salmone affumicato
1/2 cucchiaino di semi di finocchio, ben pestati
 
Sciogliere il lievito nel latte appena intiepidito. Mettere la farina nell’impastatrice, aggiungere lievito e latte, l’uovo, l’olio e lo zucchero. Impastare qualche secondo e poi aggiungere il sale. Impastare ancora per 3/4 minuti, poi prendere la pasta e lasciarla lievitare per circa 2 ore. 
Nel frattempo tritare il salmone, nel mixer o con una mezzaluna ed amalgamarlo con il burro morbido ed i semi di finocchio ben tritati e pestati. Otterrete una cremina.
Stendere la pasta in una sfoglia rettangolare di circa 5 mm, farcirla con la crema al salmone, stendendola bene con un coltello a lama piatta e lunga oppure con una spatola. Arrotolare la pasta prendendo l’estremità lunga e ripiegandola su se stessa. Con un coltello tagliare il rotolo ottenuto a fette di circa 2 cm e adagiarle dentro pirottini da muffin, facendo in modo di spingerne il centro verso l’alto, affinchè fuoriesca un poco e lievitando in cottura possa poi assumere la forma della ‘montagnetta’. Lasciar lievitare per altri 30 minuti e poi infornare a 180° per 30 minuti circa. Servire le tortine tiepide o anche fredde, come aperitivo, accompagnando con un bel calice di prosecco.

Mando dunque questa ricetta a Roberta del blog "il senso gusto" per il suo contest Foodfriend


 dedicando con tanto affetto questo post a Marinella del blog Chat a poche

Di antiche storie... Per una nuova consapevolezza




"Di buon mattino, ogni giorno si svegliava con il primo pensiero rivolto a cosa avrebbe potuto preparare per il pranzo dei suoi cari.
Dalla cucina, ancora un poco in oscurità data l'ora, i rumori le dicevano che il padre stava già preparando il fuoco, prima di andare all'orto. Un sorriso e un fugace saluto d'augurio per una buona giornata, e via così, ciascuno verso i propri compiti. 
L’orto era il quotidiano lavoro degli uomini. La terra era molta e vi si coltivavano tante cose, attentamente alternate secondo l'avvicendarsi delle stagioni. Ma non era la loro, era la terra del loro signore e per poterla coltivare, a lui dovevano buona parte dei raccolti, frutto di tanto sacrificio e di una dedizione quasi sacra. Per lui erano i frutti più belli e più gustosi. Chiedeva le foglie più tenere e leggere... e per loro, solo quel che ne restava. Di tanto si dovevano accontentare, perché è così che erano nati, poveri. E c'era solo una cosa ad attendere i poveri, per ogni giorno creato da Dio: il lavoro nel campo di chi era nato più ricco di loro.
Il suo sguardo corse rapido al ripiano della dispensa: qualche radice di sedano-rapa, un porro, le immancabili cipolle, ancora un paio di carote e l'adorato aglio selvatico.
Non era molto, ma per lei, per Sibella, questo non era un problema, il troppo poco non era cosa di cui lamentarsi. Sibella aveva imparato dalla mamma, prima che morisse, quanto può essere generoso il bosco, quanto bene si possa ricevere dalla natura e dalle sue erbe, che spontaneamente crescevano ciascuna alla sua stagione e che il bosco dava in dono.
Si tratta di quella conoscenza tutta femminile, che da sempre si tramanda da madre a figlia, da nonna a nipote al pari di una dote preziosa. Perchè sapere che il Buon Enrico, lo spinacio selvatico, è un potente vermifugo poteva fare la differenza tra la vita o la morte di un bambino. Sapere che la rosa canina ha grandissime proprietà stimolanti per le difese del corpo e combatte i primi raffreddori, poteva aiutare tutti a stare subito meglio, ai primi freddi di ottobre.
E che dire di quel suo nome, che pareva urlare al mondo "quanto sì bella", ma che in realtà trovava il suo etimo nel ben più antico Sibilla, colei che rende noto il volere di Dio. Era stato un nome di grande auspicio. Perché il volere di Dio, lei lo vedeva in ogni fiore dai colori lievi o brillanti, in ogni foglia odorosa o pungente. Questo era il modo che Dio aveva per dirle che tutto il mondo è pieno di Bellezza. Basta saperla guardare.
Piovigginava quel mattino, ma la pioggia non era una scusa per non uscire. Adorava l'odore del bosco quando piove, il profumo della terra e del muschio umido. Amava profondamente respirare il respiro degli alberi e sentire l'energia pervaderla irradiandosi dal centro del petto. Mentre cercava tra i cespugli del sottobosco, anche gli altri sensi erano aperti all'ascolto: con gli occhi scavava tra le foglie per distinguere le sue "erbe buone", con l'udito godeva del fruscìo leggero delle gocce sul suo ispido mantello di sacco, che il padre tanto amorevolmente le aveva passato con del grasso di cinghiale proprio per i giorni di pioggia.
Il grasso era prezioso, anche quello di cinghiale, ma suo padre lo aveva avuto dallo stalliere in cambio di qualche impiastro di arnica, che proprio Sibella aveva preparato per curare una brutta botta al piede del bimbo piccolo. Un dono era stato, quel panetto di grasso, un regalo ben destinato perché il saio così ingrassato l'avrebbe protetta meglio.
Ecco qualche foglia di tarassaco... e qualche stelo di topinambur: le sue radici erano bulbi piccoli e bitorzoluti, ma avevano un sapore straordinario e dolcissimo, una vera leccornia insieme all'amarognolo del tarassaco.
Con passo lieve e col cesto colmo di foglie, bulbi e anche qualche fiore, ecco finalmente Sibella rientrare.
Il sole, dietro la coltre nuvolosa aveva alzato la sua livida luce autunnale, il fuoco già scaldava un poco la cucina e Sibella, con un sorriso nel cuore e tanto amore tra le mani, preparò la sua magica zuppa per il pranzo."




Questa ricetta, e la storia che l'accompagna, sono per la mia cara amica Sabina, che oggi chiude il suo meraviglioso contest 
Voglia di orto: Maramao perché sei morto


Cara Sabina, come puoi intuire dal racconto, il mio orto immaginario attinge a piene mani dal sapiente lavoro dell'Uomo, ma anche soprattutto dalla saggezza delle antiche conoscenze officinali.
Da tempo il mio sogno è quello di poter trovare una grande casa da sistemare e che possa ospitare più attività, un luogo dove il sacro lavoro fisico possa intrecciarsi a quello, ben più Sacro, che ogni giorno svolgiamo anche sulla nostra Spiritualità.
Mi piacerebbe che avesse un grande orto e alberi da frutto. Ma vorrei anche che fosse vicina al bosco.
Farei in modo che ci fossero gli animali, quelli più domestici e generosi: galline, conigli, mucche, qualche cavallo. E vorrei poter avere delle sale dove ospitare amici in convivialità, gruppi di lavoro per bambini con difficoltà e disabilità di vario genere, perché possano prendere contatto con la natura fisica più profonda, coltivare dei piccoli frutti seguendo viavia il corso della loro crescita, fino a farne marmellate e conserve, inclusa la preparazione manuale delle etichette, con i loro disegni...
Farei anche delle stanze dove poter accogliere amici che possano tenere seminari per la divulgazione di idee, pensieri e antiche conoscenze ormai dimenticate...
Questo è il mio sogno. Chissà se è vero quello che disse Walt Disney… "Se si può sognare, si può fare"!





Zuppa di sedano-rapa, topinambur
porro e cipolla... con petali di rosa

dosi per circa 4 ciotole
1 manciata Tarassaco
3 Patate* piccole
3 Topinambur piccoli
1 Sedano rapa piccolo
1 Cipolla
1 Carota
olio, aglio, sale, pepe
un mazzetto legato, di salvia e rosmarino
petali di rosa canina


Pelare e pulire bene le verdure. Tagliare finemente il tarassaco, mentre le altre verdure possono anche essere lasciate più grosse. Unire lo spicchio d'aglio intero, il mazzetto di aromi ben legato, in modo da poterlo poi togliere a cottura ultimata. Porre in una pentola capiente coprendo di acqua. Lasciare sobbollire piano, a fuoco basso per circa un'ora con coperchio.
Regolare di sale, togliere il mazzetto di aromi e servire, con un giro d'olio extravergine ed petali di rosa al naturale. Hanno un retrogusto leggermente acidulo, ma completano in maniera eccellente la rotondità e la pastosità date dalla patata e dal topinambur.
*ho comunque inserito le patate, anche se la storia potrebbe forse essere ambientata in un tempo molto vicino al Medioevo, epoca in cui le patate non erano ancora conosciute. Ma ci sono oggi, e dato che il senso e l'obiettivo che mi pongo sono orientati ad integrare tutto quanto l'orto offre, le ho inserite.
© ESSENZA IN CUCINA

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